Le Figlie della Carità a Roma conservano la maglietta di Giovanni Paolo II portata durante l’attentato
Il 13 maggio 1981 Anna Stanghellini, infermiera del Policlinico “Agostino Gemelli”, come ogni giorno era al lavoro nel reparto della chirurgia. Non sapeva che in quel giorno alle ore 17,19 il turco Ali Agca avrebbe tentato di assassinare Giovanni Paolo II. Apprese quello che era successo in Piazza San Pietro quando l’ambulanza vaticana con a bordo il Papa gravemente ferito varcò il cancello del Policlinico. La sala operatoria era pronta e alle ore 17,55 medici sotto la guida del prof. Francesco Crucitti poterono cominciare l’operazione. Ma prima fu necessario svestire il Papa e per non perdere tempo prezioso la sua maglietta di cotone fu tagliata e gettata per terra insieme alle garze inzuppate di sangue. L’infermiera vedendo la canottiera non si sentì di buttarla via: prima la avvolse in una garza pulita, poi in un asciugamano bianco e la mise nel suo armadietto, senza dire nulla a nessuno. La tenne in casa fino al 2000, quando decise di dare questo dono inestimabile alla Casa Provinciale delle Suore della Carità di San Vincenzo de’ Paoli.
Anna Stanghellini da tanto tempo era legata a quell’ordine religioso: nel 1964 ha addirittura cominciato il noviziato dalle Suore della Carità, ma ha scoperto che non era la sua vocazione e ha scelto la professione d’infermiera. Però, ha mantenuto uno stretto contatto con le suore, e quando nel 1996 è andata in pensione ha deciso di vivere presso la loro Casa Provinciale, dove è morta nel 2004. Suor Beatrice, allora provinciale, da subito ha capito quale fosse il valore di quel dono ricevuto da una semplice infermiera del Policlinico Gemelli, perché era convinta che un giorno quella maglietta macchiata di sangue sarebbe diventata una vera reliquia di Giovanni Paolo II. Per preservarla meglio, la canottiera papale fu collocata dietro un vetro incorniciato.
Dopo la morte di Giovanni Paolo II, s. Beatrice ha deciso di mostrare il ricordo del Papa in Vaticano, al fine di ottenere un certificato di autenticità. Ecco perché si è recata dall’arcivescovo Piero Marini, maestro delle cerimonie liturgiche pontificie: il monsignore non aveva dubbi; in più, le suore erano in possesso della dichiarazione scritta della Stanghellini che attestava l’autenticità dell’indumento. Per precauzione, tuttavia, mons. Marini ha chiesto alla provinciale di lasciare la maglietta in Vaticano: s. Beatrice lo ha fatto con grande dolore, perché era convinta che non avrebbe più recuperato quel ricordo prezioso. Ma i suoi timori erano infondati: pochi giorni dopo, il Maestro delle cerimonie l’ha chiamata chiedendole di ritirare la maglietta papale. Quando usciva dal Vaticano non sentiva il peso della grande custodia dove veniva conservata la canottiera. Il 1 ° maggio per le suore della Casa Provinciale in via Francesco Albergotti è stato un giorno speciale – il ricordo di Giovanni Paolo II è diventato una reliquia del nuovo Beato. La reliquia del è stata collocata in uno dei piccoli altari laterali della grande cappella della Casa. Quando la sorella, che mi accompagna, apre lo sportello dell’altare decorato con un’immagine del fondatore delle Suore della Carità, rimango commosso: dietro il vetro si vede la maglietta dell’attentato tagliata su entrambi i lati con macchie scure di sangue all’altezza dell’addome (sullo sfondo ci sono tre fori, il che indica che la canottiera era piegata quando è stata trafitta dal proiettile sparato dalla pistola di Ali Agca), e macchie rosse di disinfettante; chiaramente visibili sul colletto le iniziali “JP” ricamati con un filo rosso.
Intorno alla canottiera le sorelle hanno collocato ritagli dei giornali e le immagini di Giovanni Paolo II al momento dell’attentato, nel letto d’ospedale dopo l’intervento chirurgico, con l’attentatore Ali Agca e con l’infermiera Anna Stanghellini; ci sono lì anche le dichiarazioni scritte dell’infermiera, della superiora della Casa e di mons. Peter B. Wells, assessore nella Segreteria di Stato, che certificano l’autenticità delle reliquie.
Oggi, l’ex Casa Provinciale delle Suore della Carità a Roma è diventata Casa “Regina Mundi”. Lì sono ospitate le sorelle anziane e malate e vengono svolte alcune opere di carità. Ma la sua cappella è diventata oggi uno dei santuari di san Giovanni Paolo. Quando chiedo a suor Amelia, la superiora della Casa, che cosa significa per la comunità delle suore avere una reliquia, mi risponde: “E’ un dono e una responsabilità. E’ un dono perché ci sentiamo onorate di essere custodi di una reliquia così preziosa e significativa del Santo Papa; una responsabilità perché ci siamo resi disponibili ad accogliere tutte le persone che vengono qui per pregare”. E a Casa “Regina Mundi” viene sempre più gente, particolarmente il mercoledì: tanti pellegrini che partecipano all’udienza generale, vanno dopo in via Francesco Albergotti per raccogliersi presso la reliquia di san Giovanni Paolo II, “firmata” con il suo sangue versato sulla piazza San Pietro durante l’attentato alla sua vita.
Włodzimierz Rędzioch