La Messa presieduta nella Basilica di San Pietro dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del collegio cardinalizio, celebra il decimo anniversario della canonizzazione di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII. Era il 27 aprile 2014 e alla proclamazione di santità dei due Pontefici pronunciata da Francesco in piazza erano presenti almeno 800 mila fedeli. L’omelia, pronunciata oggi dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale emerito di Sua Santità per la Città del Vaticano, è tutta incentrata sulla figura di Giovanni Paolo II. Di lui, Comastri mette in risalto l’aderenza al Vangelo e il coraggio: nel difendere la pace, la famiglia, la vita e la dignità di ogni persona, nel denunciare la mafia, nell’aprire il dialogo con i giovani, nel vivere e riaffermare la devozione a Maria, la Madre di Cristo.
Il Vangelo sfogliato dal vento nel giorno dei funerali
Ma “perché l’abbiamo così tanto amato?”, si chiede il porporato. L’immagine con cui inizia l’omelia è quella dei funerali di Papa Wojtyla, l’8 aprile 2005: di quell’evento ricorda l’improvvisa folata di vento che investendo il libro del Vangelo posto sulla bara ne sfogliava le pagine e sembrava suggerire: “La risposta è nel Vangelo! La vita di Giovanni Paolo II è stata una continua obbedienza al Vangelo di Gesù per questo – ci diceva il vento – per questo lo avete amato! Avete riconosciuto nella sua vita il Vangelo di sempre”.
Il coraggio nel difendere la pace
La seconda domanda proposta dal cardinale Comastri è: “Che cosa ci insegna la santità di questo straordinario discepolo di Gesù?”. Il merito che gli va riconosciuto è di essere stato “un uomo coraggioso nell’epoca – il XX secolo – delle grandi paure”, “nell’epoca dei compromessi e della indecisione programmatica”. Innanzitutto, coraggioso “nel difendere la pace, mentre soffiavano venti di guerra”, in particolare nel Golfo Persico e in in Medio Oriente. “Talvolta sembrava un profeta che parlava nel deserto dell’indifferenza – osserva Comastri – : eppure Giovanni Paolo II non si è lasciato scoraggiare, ma ha continuato a dire ciò che lo Spirito di Gesù gli suggeriva nel santuario della coscienza. E Papa Francesco oggi continua questo accorato e inascoltato appello alla pace”.
La famiglia, luogo insostituibile
“Papa Wojtyła, con occhio profetico, aveva nitidamente percepito – afferma il vicario generale emerito – che ‘oggi è in pericolo l’umanità dell’uomo’, cioè il costitutivo progetto dell’umanità come famiglia, come uomo e donna che, attraverso l’amore fedele, diventano culla della vita e luogo insostituibile di crescita e di educazione della vita umana”. Di fronte all’allora incapacità del Parlamento europeo di trovare un accordo sulla definizione di famiglia, ricorda Comastri, dal cuore di Giovanni Paolo II scaturiva “un insistente e qualificato magistero sul valore e sul significato della famiglia”. E cita una sua frase significativa: “Quanto più la famiglia è santa ed unita, tanto più lo è la società. Al contrario, lo sfacelo della società ha inizio con lo sfacelo della famiglia”.
La difesa della vita e la condanna della mafia
Il cardinale Comastri prosegue richiamando l’attenzione dei fedeli in Basilica sull’opera di Papa Wojtyla a difesa della dignità della vita umana in qualunque situazione si trovasse e il suo richiamo al diritto alla vita quale fondamento dell'”umana convivenza”. E propone un’altra immagine indimenticabile: Giovanni Paolo II è alla Valle dei Templi, nei pressi di Agrigento il 9 maggio 1993. “Con piglio degno di Amos o di Osea e con linguaggio potente come quello di Isaia egli gridò tra lo stupore di tutti: “Uomini della mafia, convertitevi! Di quello che fate oggi ne dovrete un giorno rispondere davanti a Dio!”.
Un rapporto speciale con i giovani
Quando sembrava che la Chiesa non riuscisse più a parlare e ad attrarre le nuove generazioni, Giovanni Paolo II “è stato un uomo coraggioso nel cercare i giovani” e nel parlare con loro. Comastri afferma: “Giovanni Paolo II non ha accettato la fuga o la politica dello struzzo. Ha cercato i giovani e i giovani l’hanno sentito amico: amico vero, amico sincero, amico che non scende a compromessi per avere audience, amico che non annacqua la proposta evangelica per diventare popolare, amico che non usa la demagogia per strappare gli applausi giovanili”. Ma che quegli applausi Papa Wojtyla li ha ricevuti insieme alla loro simpatia. Dice ancora Comastri: “I giovani hanno amato intensamente Giovanni Paolo II e l’hanno cercato come si cerca un padre che, all’opportunità, sa anche correggere, perché sa amare veramente e lealmente”.
La devozione di Giovanni Paolo II verso Maria
L’ultimo aspetto messo in luce dal porporato è la devozione mariana di Giovanni Paolo II confermata dal motto: “Totus tuus”, “Tutto tuo!” presente nel suo stemma episcopale e pontificale. La Chiesa stava attraversando un appannamento del culto verso Maria, lui riporta Maria al suo posto, accanto a Gesù. Comastri parla della Madonna di Fatima a cui Wojtyla donò il proiettile che non era riuscita ad uccidere, ma sottolinea che “il significato del terzo segreto di Fatima fu chiaro a partire dal 13 maggio 1981, giorno dell’attentato in Piazza San Pietro, e soprattutto a partire dal 25 marzo 1984″, quando “rispondendo all’invito consegnato dalla Madonna ai tre pastorelli di Fatima il 13 luglio 1917, Giovanni Paolo II consacrò la Russia al Cuore Immacolato di Maria”. Comastri osserva che un anno dopo, “in Russia va al potere Michail Gorbaciov ed inizia il pacifico processo di autodemolizione dell’impero del comunismo ateo: qualcosa di incredibile, di impensabile, di imprevedibile!”.
Il nostro: “Totus tuus”
Avviandosi alla conclusione dell’omelia, il porporato aggiunge a braccio il ricordo di quando, era il 2014, venne invitato a recarsi a San Pietro: lì, davanti alla tomba di Giovanni Paolo II trovò Ali Ağca, il suo attentatore, con un mazzo di fiori. Ağca gli disse: “27 dicembre”, era la data di quel giorno, la stessa data in cui, nel 1983, aveva ricevuto la visita di Wojtyla nel carcere di Rebibbia. Anche il suo cuore, afferma Comastri, era stato toccato. Infine, il cardinale esprime la gratitudine della Chiesa per “l’eredità mariana” lasciata da Giovanni Paolo II. Una devozione, sottolinea, “totalmente fondata sul Vangelo”, e guardando al suo esempio afferma ancora: “Ogni volta che stringiamo la corona del Santo Rosario e recitiamo l’Ave Maria, esca dal nostro cuore un’esclamazione spontanea: Totus tuus, Maria!”.