Vatican Media

Il Papa: una vita di carità, non di egoismo, prepara all’incontro con Dio

All’Angelus, Francesco rilegge la parabola delle dieci vergini, e ricorda che le opere buone di ogni giorno, ispirate all’amore di Cristo, ci permettono di attendere con serenità la festa della vita oltre la morte. Non pensiamo solo al presente, esorta, perché “aspettare il Signore è tanto necessario e bello”

Spesso dimentichiamo che la meta della nostra vita è l’incontro finale con Dio, e pensiamo solo al presente, a “possedere, emergere, sistemarci”. Come se non dovessimo “mai partire per l’altra vita”, dove il Signore ci attende. Per essere pronti ad incontrarlo, dobbiamo “cooperare con Lui” già ora e “compiere azioni buone ispirate al suo amore”. Perchè “aspettare il Signore è necessario, e ci toglie dalle contraddizioni del momento”.

Le dieci vergini e le nozze, simbolo del Regni dei cieli

Guarda ancora alla vita eterna, Papa Francesco, nella sua riflessione domenicale prima della preghiera dell’Angelus, nella quale rilegge il Vangelo proposto dalla liturgia odierna e la parabola delle dieci vergini, “invitate a una festa nuziale, simbolo del Regno dei cieli”. Ricorda che ai tempi di Gesù ci si sposava di notte, e gli invitati accompagnavano gli sposi con lampade accese. Ma alcune damigelle, le stolte, non portano con sé l’olio, come invece fanno le sagge. Lo sposo ritarda, tutte si addormentano, ma quando arriva le stolte non hanno più olio per riaccendere le lampade, e le sagge non possono darglielo, perché non basterebbe per tutte. Così solo le sagge entrano al banchetto con lo sposo, mentre le stolte, andate a cercare l’olio, trovano poi la porta chiusa e vengono respinte.

“Gesù ci vuole dire che dobbiamo essere preparati all’incontro con Lui. Non solo all’incontro finale”

ma anche ai piccoli incontri – piccoli e grandi incontri – di ogni giorno in vista di quell’incontro, per il quale non basta la lampada della fede, occorre anche l’olio della carità e delle opere buone. 

Vatican News