– Fedele al più grande comandamento del Vangelo, cioè quello dell’amore, il Beato Giovanni Francesco Macha, sebbene molto giovane – aveva appena ventotto anni – scelse di dare la vita per il Regno di Cristo – ha affermato il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi nella sua omelia durante la beatificazione di padre Jan Macha. Il giovane sacerdote polacco dell’Alta Slesia fu ghigliottinato dai tedeschi il 3 dicembre 1942 a Katowice. Quasi 79 anni dopo il suo martirio, è stato proclamato beato nella Cattedrale di Cristo Re a Katowice.
Nell’omelia il Card. Marcello Semeraro ha fatto riferimento alle parole del Vangelo secondo S. Giovanni: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Il Legato pontificio ha sottolineato che la testimonianza al Signore Gesù del beato don Jan Macha “nella storia della Chiesa dell’Alta Slesia è una pagina di fede e carità veramente eroica. – Anche egli morì, proprio come il chicco di grano: fu ucciso da un sistema nazista pieno di odio verso chi semina il bene, per mostrare all’uomo di oggi che il dominio terreno passa, mentre perdura il Regno di Cristo, il quale, come legge suprema, ha il comandamento della carità – ha osservato il Card. Semeraro. Ha affermato che, anche se don Macha, secondo la logica umana, morì prematuramente, la sua speranza era piena di immortalità e pace.
Il Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi ha ricordato la biografia del nuovo Beato. Don Jan Macha fu battezzato due giorni dopo la sua nascita, il 20 gennaio 1914, nella parrocchia di S. Maria Maddalena a Chorzów Stary. Nella stessa chiesa il 27 giugno 1939, cioè poche settimane prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, celebrò la sua prima Santa Messa. Nei primi giorni di guerra divenne vicario nella parrocchia di S. Giuseppe in Ruda Śląska.
– Sin dai primi giorni del suo sacerdozio si mise al servizio del prossimo, incamminandosi sulla strada della eroica realizzazione dell’amore, quella che poi lo condurrà al sacrificio della vita – ha sottolineato il Card. Semeraro. Il Legato pontificio ha fatto notare la dedizione del giovane sacerdote polacco nell’aiutare tutti coloro che erano vittime delle azioni degli occupanti tedeschi. Ha affermato che don Macha non prestava attenzione alle differenze nazionali, religiose o sociali.
– In una società divisa, dove individualismo ed egoismo sembrano affermarsi sempre di più per la mancanza di relazioni autentiche e rapporti sinceri, il nostro Beato ci ricorda che Cristo ci giudicherà per l’amore e per il bene che abbiamo compiuto – ha osservato il Prefetto di la Congregazione per le Cause dei Santi. Ha ricordato che, sebbene dopo l’arresto da parte della Gestapo, don Jan Macha fu perseguitato, picchiato e maltrattato, in questa lunga sofferenza “continuava la sua intransigente disponibilità ad imitare il Maestro, accettando con serenità la propria condanna”.
La condanna a morte di don Jan Macha da parte dei tedeschi è stata eseguita nella notte del 2-3 dicembre. Poche ore prima di essere ghigliottinato, in una lettera alla famiglia, il giovane sacerdote ha scritto le parole che sono diventate il suo testamento: “Ho vissuto per breve tempo, ma ritengo di aver raggiunto il mio scopo. Non disperate! Tutto andrà bene. La foresta, senza un albero, rimarrà foresta». – Giovanni Francesco Macha, il nuovo Beato, come un albero tagliato in giovane età, ha posto il fondamento per la costruzione di una casa stabile per le future generazioni, alle quali consegna, con la vita sigillata con il proprio sangue, un messaggio chiaro dal Vangelo secondo Giovanni: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” – ha affermato il Card. Semeraro.
Il Legato pontificio ha sottolineato che la cerimonia di oggi restituisce in qualche modo don Jan Macha alla Chiesa dell’Alta Slesia. – Lo ricevete come Beato, come patrono e intercessore davanti al Signore. All’intercessione del nuovo Beato non possiamo non affidare una preghiera particolarmente sentita per i seminaristi e i sacerdoti, specialmente quelli più giovani – ha affermato il Card. Semeraro. Ha inoltre invitato i fedeli a pregare per intercessione di don Jan per tutte le necessità delle famiglie e della società.
– Accogliete l’invito di questo sacerdote, elevato oggi agli onori degli altari, ad aprire nuovi spazi per incontrare i giovani e ad ingaggiarli per il servizio del Vangelo nei diversi stati di vita cristiana – ha richiamato il Prefetto della Congregazione per le Cause di Santi. Ha inoltre chiesto ai fedeli di muovere i primi passi del cammino sinodale che papa Francesco ha proposto alla Chiesa di tutto il mondo.
Nella conclusione, il card. Marcello Semeraro ha incoraggiato i fedeli ad imitare la devozione del beato don Jan Macha La sua eccezionale manifestazione è stata il fatto che il giovane sacerdote, nei giorni della prigionia intrecciava una cordicella per recitare il Rosario.
L’Inviato Pontificio ha visitato la parrocchia di S. Maria Maddalena a Chorzów Stary, alla quale era legato il nuovo beato. Si è inoltre recato alla tomba simbolica del giovane sacerdote. Secondo molte testimonianze, dopo essere stato ghigliottinato, il corpo di don Jan Macha è stato molto probabilmente bruciato nel Lager di Auschwitz.